Vogliamo fare chiarezza, oltre
che esortare tutti i civitavecchiesi a prendere coscienza della propria
identità e a ricordare i propri morti, vittime di una strategia di guerra tanto
vile quanto distruttiva. Vogliamo precisare che la nostra città non fu
bombardata dai tedeschi, cosa di cui molti nostri giovani concittadini sono –
incredibilmente – convinti, bensì dai “liberatori” anglo-americani.
Nel maggio
del 1943 il Regno d’Italia era infatti ancora schierato in guerra al fianco della
Germania, anche se la recente sconfitta delle truppe dell’asse in Africa
settentrionale e la ormai prossima invasione del territorio nazionale avevano
minato la stabilità politica del governo. Le distruzioni e i sacrifici imposti
dalla guerra, in particolare dalle criminali incursioni aeree degli Alleati,
avevano dato alle popolazione molti patimenti ingenerando un sentimento di
insofferenza nei confronti della guerra stessa, elemento che ingrossò le file
dei voltagabbana dell’8 settembre che lo stesso anno avrebbero tradito la loro
patria e il loro popolo. Nel maggio del ’43 l’Italia era ancora impegnata sui
vari fronti di guerra al fianco dell’alleato germanico. Nell’ottica del piano
di conquista, che prevedeva l’assoggettamento dell’intero continente europeo,
gli alleati convennero che l’invasione dell’ Italia, considerata “il ventre
molle d’Europa” fosse la via più rapida per ottenere tale obiettivo. Era
tuttavia necessario “ripulire il terreno” prima dell’invasione, in quanto a
dispetto della propaganda antifascista e anti-italiana, i nostri soldati,
tutt’altro che vigliacchi e pronti alla resa, potevano ancora costituire - e
costituirono - un forte ostacolo all’invasione. Per questa ragione gli inglesi
e gli americani, forti di una netta superiorità aerea, attuarono sistematiche
incursioni aeree e bombardamenti a tappeto (definizione inventata dal criminale
Churchill) sul territorio Italiano, in particolare su tutti gli obiettivi quali
porti, aeroporti, stabilimenti industriali e installazioni militari, che
avrebbero ridotto le capacità difensive italiane.
Civitavecchia era gia all’epoca
uno dei principali porti del Mar Tirreno, e durante la guerra era stata la base
di partenza di numerose navi cariche di truppe e di rifornimenti dirette in
Africa. Il 14 maggio del 1943 la città era affollata da truppe e mezzi militari
in procinto di essere imbarcati per la Sardegna, che si temeva fosse il prossimo
obiettivo dell’invasione anglo-americana. Alle 15 furono avvistate numerose
formazioni di bombardieri americani B-17, conosciuti come fortezze volanti,
provenienti dalle basi alleate in Tunisia. In 8 successive ondate la quasi
totalità di Civitavecchia fu rasa al suolo (l’80% degli edifici) causando un
numero di vittime imprecisato, poiché erano presenti in città un gran numero di
soldati. Dopo i bombardieri giunsero formazioni di caccia americani, che
sorvolando a bassa quota la città spararono sulle persone e i mezzi che
riuscivano a individuare.na autentica e inutile strage. I civitavecchiesi
scomparsi in quell’occasione furono oltre 500, contemporaneamente vennero
colpite anche le città di Olbia, Sassari, Alghero e Porto Torres, interrompendo
così ogni collegamento marittimo tra la penisola e la Sardegna. La popolazione si
ridusse rapidamente da ventimila a tremila abitanti, poiché i superstiti furono
costretti ad abbandonare la città per evitare ulteriori incursioni aeree (dal
1943 al 1945 se ne verificarono ben 86, tuttavia la più violenta e distruttiva
fu proprio la prima)
Ciò che occorre precisare è che
questa azione non fu tesa esclusivamente al conseguimento di una vittoria
militare, ma era deliberatamente rivolta contro obiettivi sia militari che
civili, al fine di causare il maggiore numero di morti e distruzioni possibili.
La nostra città non subì un trattamento diverso dalle città di Hiroshima e
Nagasaki, delle centinaia di villaggi del Vietnam bombardati con il Napalm o
dalle città irachene e afghane devastate e occupate da coloro che, venuti in
nome della santa democrazia, si sono rivelati nient’altro che degli impostori.
Dei colonizzatori che sotto la minaccia della distruzione totale hanno imposto la
loro egemonia politica e militare, affermando la loro “cultura” e le loro
usanze, infangando la memoria di coloro che anziché arrendersi alla loro
volontà si sono battuti fino alla fine per salvare almeno l’onore della patria
e del popolo italiano.
Tutto questo è oggi
drammaticamente estraneo alla memoria dei civitavecchiesi, tanto da poter
tollerare la presenza nel miglior punto panoramico della città di un ridicolo
idolo di cartapesta inneggiante alla distruzione della città.
Nessun commento:
Posta un commento