
Civitavecchia era gia all’epoca
uno dei principali porti del Mar Tirreno, e durante la guerra era stata la base
di partenza di numerose navi cariche di truppe e di rifornimenti dirette in
Africa. Il 14 maggio del 1943 la città era affollata da truppe e mezzi militari
in procinto di essere imbarcati per la Sardegna, che si temeva fosse il prossimo
obiettivo dell’invasione anglo-americana. Alle 15 furono avvistate numerose
formazioni di bombardieri americani B-17, conosciuti come fortezze volanti,
provenienti dalle basi alleate in Tunisia. In 8 successive ondate la quasi
totalità di Civitavecchia fu rasa al suolo (l’80% degli edifici) causando un
numero di vittime imprecisato, poiché erano presenti in città un gran numero di
soldati. Dopo i bombardieri giunsero formazioni di caccia americani, che
sorvolando a bassa quota la città spararono sulle persone e i mezzi che
riuscivano a individuare.na autentica e inutile strage. I civitavecchiesi
scomparsi in quell’occasione furono oltre 500, contemporaneamente vennero
colpite anche le città di Olbia, Sassari, Alghero e Porto Torres, interrompendo
così ogni collegamento marittimo tra la penisola e la Sardegna. La popolazione si
ridusse rapidamente da ventimila a tremila abitanti, poiché i superstiti furono
costretti ad abbandonare la città per evitare ulteriori incursioni aeree (dal
1943 al 1945 se ne verificarono ben 86, tuttavia la più violenta e distruttiva
fu proprio la prima)
Ciò che occorre precisare è che
questa azione non fu tesa esclusivamente al conseguimento di una vittoria
militare, ma era deliberatamente rivolta contro obiettivi sia militari che
civili, al fine di causare il maggiore numero di morti e distruzioni possibili.
La nostra città non subì un trattamento diverso dalle città di Hiroshima e
Nagasaki, delle centinaia di villaggi del Vietnam bombardati con il Napalm o
dalle città irachene e afghane devastate e occupate da coloro che, venuti in
nome della santa democrazia, si sono rivelati nient’altro che degli impostori.
Dei colonizzatori che sotto la minaccia della distruzione totale hanno imposto la
loro egemonia politica e militare, affermando la loro “cultura” e le loro
usanze, infangando la memoria di coloro che anziché arrendersi alla loro
volontà si sono battuti fino alla fine per salvare almeno l’onore della patria
e del popolo italiano.
Tutto questo è oggi
drammaticamente estraneo alla memoria dei civitavecchiesi, tanto da poter
tollerare la presenza nel miglior punto panoramico della città di un ridicolo
idolo di cartapesta inneggiante alla distruzione della città.
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